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Il Teaser

Perché iniziare un racconto con il punto di rottura della nostra narrazione?


In televisione, come in qualsiasi altro ambito, ci sono prodotti mass-market e progetti di nicchia, ma a prescindere dal tipo di pubblico per cui sono stati pensati, ci sono delle tecniche di racconto che vengono utilizzate quasi in ogni circostanza.

Una di queste è il "teaser", un segmento narrativo che introduce lo spettatore nel racconto, introducendo il mondo in cui sono calati i personaggi, e che introduce la questione drammatica che verrà sviluppata nel corso della narrazione.


"Gimme a gig"

Nel documentario "Jaco" (di Paul Marchand and Stephen Kijak, 2014), la prima volta che vediamo il bassista è in una intervista del 1983.


Jaco ha il volto butterato, parla lentamente e guarda nel vuoto. Alla conclusione della clip video, l'intervistatore gli chiede se ha un ultimo messaggio da lasciare ai suoi fan. Jaco risponde semplicemente: "Gimme a gig". "Trovatemi un lavoro".

Perché il bassista migliore della sua generazione, quello che aveva rinnovato lo strumento inventando l'uso degli armonici negli assoli, quello che aveva fatto tour mondiali con i Weather Reaport, Joni Mitchell e Pat Metheny si era ridotto a elemosinare un incarico?

E' questa la domanda su cui è impostato tutto lo svolgimento del documentario, che ci porterà a scoprire dei tratti autolesionisti di Jaco, i suoi abusi con le droghe, fino alla diagnosi di schizofrenia dell'ultimo anno di vita.

(Jaco Pastorius da "Gimme a gig")

Una vecchia massima recita che nella televisione quello che contano sono i primi cinque minuti: bisogna agganciare lo spettatore subito e convincerlo, nel corso della puntata a rimanere. Per inciso, è esattamente l'opposto di quello che avviene nel cinema, dove, narrativamente,

il momento più importante è il finale, sulla cui nota emotiva lo spettatore lascia la sala, per poi, attraverso il passaparola, favorire o meno la divulgazione del film. Nella serie Sky "Faccia d'Angelo" (di Andrea Porporati, 2012), gli autori hanno adottato una strategia simile.


La serie si apre con la celebre rapina della banda di Felice Maniero all'aeroporto Marco Polo di Venezia, del 1985. Viene quindi allestito un pool investigativo, con il compito di riuscire ad arrestare il criminale, che tuttavia gode della protezione dei paesi del padovano in cui ha le sue basi operative. Nonostante non venga ancora dimostrata la tesi per cui Felice Maniero non è un semplice criminale di campagna, ma è al vertice di un sistema mafioso che controlla l'intera regione, è posta con chiarezza la domanda: la Mafia, intesa come cultura, è un problema che riguarda soltanto il Sud Italia, o può esistere anche in Veneto?


(Scena da "Faccia d'angelo" di Andrea Porporati 2012)


Teaser e Storylines

Nella serialità televisiva, ma spesso anche al cinema, il racconto si svolge seguendo diverse linee narrative (storylines), divise tra protagonisti e personaggi secondari.


Nei due esempi che abbiamo analizzato prima, entrambe le domande poste dagli autori (su Jaco Pastorius, e Felice Maniero), riguardano i protagonisti del racconto. Tuttavia il teaser, può anche essere utilizzato per creare atmosfera, dare un "sapore", della serie o del film, mostrando un episodio che è slegato dalla vicenda narrativa principale.

In ambito cinematografico, viene subito in mente il franchise 007, dove ogni film della serie, almeno dalla fine degli anni '80 in avanti, mostra James Bond impegnato in una missione epica, risolta brillantemente, prima che la trama principale venga sviluppata.

Nelle sitcom invece, intese come il classico formato 30' multicamera, alla "Friends", "How I met your mother" o "Modern Family," per intenderci, sono rarissimi i casi dove non venga adottato il teaser, come introduzione tematica dell'episodio, prima dei titoli di testa.


(Opening da "Modern family" creato da Christopher Lloyd e Steven Levitan)


Che siate sceneggiatori, o meno, riflettere sui teaser è un'ottimo esercizio per migliorare le proprie capacità di esposizione, e sperimentare strategie di coinvolgimento del pubblico.

Anche se permettetemi di darvi un consiglio: nel caso volesse mettere in scena la sequenza iniziale di "The world is not enough", prima di un convegno sulle possibilità dell'influencer marketing, evitate di fare esplodere la barca.


("The world is not enough" Mychael Apted 1999)



Michele Furfari è un autore e sceneggiatore televisivo. Diplomato alla National Film and TV School (NFTS) di Londra e corsista presso la scuola di specializzazione di RAI Fiction, ha sviluppato progetti per il mercato nazionale e internazionale.   
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