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Immagine del redattoreJulia Benni

Un passo anzi due

Aggiornamento: 17 mag 2020

Se c'è una cosa che il lock down ha confermato è il bisogno di presenza

Presenza non solo di vicinanza tra le persone, ma presenza a se stessi.


Conosci qualcuno che abbia deciso all'improvviso di cambiare tutto? Lasciare il proprio lavoro, magari anche un lavoro importante, di rivoluzionare la propria vita con le sue abitudini, impegni, regole, per ricominciare da capo? Qualcuno che abbia mollato tutto per inseguire il proprio sogno? A me è capitato di incontrare qualcuno che lo ha fatto, e io stessa mi ci sono trovata parecchi anni fa.

Ogni volta che mi raccontano storie simili mi viene un senso di liberazione, neanche fosse in gioco la mia stessa libertà. Quasi rivivessi quel senso di potenza che provavo quando partii per scoprire dove stava il mio cuore, dove avrei riconosciuto la mia storia.


Oggi ci raccontiamo quello che abbiamo imparato nella quarantena e di come la vita cambierà. Eppure nonostante la saggezza, nessuno può davvero dirlo. Chi ha già fatto esperienza di quello che stiamo vivendo adesso? Come possiamo immaginare domani?


Il punto è che abbiamo bisogno di immaginarlo il domani, per poter fare un primo passo. Abbiamo le nostre riflessioni, supposizioni dettate dalla speranza, dall'ottimismo, in alcuni casi dal cinismo e su quelle proveremo ognuno a disegnare la strada.

Per quello che sto vivendo, nei racconti distanti di amici e colleghi e clienti, ciò che sento che ci accomuna è proprio la necessità di fare scelte per prepararsi a domani, quando finalmente tutti... torneremo.

E le scelte saranno importanti per tutti, sia che riguardino la vita privata o professionale, individuale o collettiva. Tutto rientrerà di nuovo nella nostra vita all'improvviso come ne è uscito, ma diverso. Tanto che i sogni sono tornati a galla, la voglia di chiedersi - cosa è importante per me? - non viene messa più da parte. Questo è il momento giusto e si sente. Questa volta saranno i nostri valori a guidarci.

Una persona ieri ha concluso la nostra conversazione con questa frase: "voglio ricordarmi di me".

Ci troviamo nel mezzo di una trasformazione e adattamento e quello che l'isolamento ci ha regalato è la conferma che abbiamo bisogno di essere presenti. Di ascoltarci.

Di solito abbiamo un’idea abbastanza chiara di cosa non vogliamo, di cosa non ci piace.

Più complesso è capire cosa vogliamo. Ancora di più, cosa siamo disposti a mettere in gioco per provarci. Giusto, provarci, perché il successo non è mai garantito.

Per questo spesso è più facile restare dove si sta. Per quanto frustrante e triste sia una condizione conosciuta non richiede di avventurarsi nel nuovo. Il nuovo che fa paura.


Oggi sappiamo che qualcosa dovremo cambiare. Che si tratti di mollare tutto o semplicemente cominciare qualcosa, abbiamo bisogno di ascoltare ciò che siamo, prenderne consapevolezza, scoprire cosa sopportiamo e rivelare la nostra vera passione.

E poi finalmente agire con coraggio e determinazione, evitando di seguire ciò che sembra più facile. E’ questa la presenza.

Siamo pronti. Possiamo fare il primo passo: scegliere. Poi il secondo: la prima azione.

Tutti gli altri seguiranno.


Qualche idea per allenarsi alla presenza:


  1. Respirazione consapevole e profonda. Più lenta e profonda possibile. Non respirare solo nel torace o solo nell'addome, ma senti il flusso che passa per tutto il corpo attraverso l'azione del diaframma. Respira dal naso ed espira dal naso. Contare aiuta a mantenere un equilibrio tra inspirazione ed espirazione. Inizia con tre minuti. Focalizza la tua attenzione sul respiro come non ci fosse altro.

  2. Dedicare cinque minuti al giorno all'ascolto. Musica, suoni naturali, silenzio. Ascoltare facendo attenzione a tutto ciò che ci circonda.

  3. Riconosci le tue emozioni. Le emozioni non vanno represse, anzi è giusto lasciarle danzare. Ma è importante comprenderle, e non lasciarsi governare. - Cosa mi succede?- Cosa vorrei di diverso?

  4. Tieni un diario. Winston Churchill, Richard Branson, Ernest Hemingway, Marie Curie, Frida Kahlo, Leonardo da Vinci lo hanno fatto. Scrivere ci aiuta a fare chiarezza nei nostri pensieri. Rileggerci ci permette di vedere cosa ne facciamo.


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